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Sindrome da stanchezza cronica

LA SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA Dr. Luigi Pascalis

 

          La “Sindrome da stanchezza cronica” (chronic fatigue syndrome/myalgic encephalitis è comunemente indicato come CFS/ME) è una patologia non ben definita dal punto di vista eziologico e diagnostico.?E’ caratterizzata dalla presenza di stanchezza cronica da almeno 6 mesi, che non è alleviata dal riposo, che si esacerba per piccoli sforzi, che provoca una sostanziale riduzione dei livelli precedenti delle attività occupazionali, sociali o personali, in cui sono presenti, sempre da almeno 6 mesi, disturbi della memoria, della concentrazione, alterazioni del sonno, manifestazioni autonomiche, dolore e altri sintomi che sono aggravati da uno sforzo di qualsiasi tipo, faringite, dolori dei linfonodi cervicali ed ascellari, dolori muscolari e delle articolazioni, senza segni di infiammazione delle stesse, cefalea, di tipo diverso da quello, eventualmente presente in passato, sonno non ristoratore, debolezza post esercizio fisico che perdura per almeno 24 ore.   Esordisce più frequentemente tra i 35 e i 40 anni, è praticamente assente negli anziani (oltre 65-70 anni), è descritto qualche caso in età pediatrica. Sono colpiti tutti i gruppi etnici, tutte le classi sociali, nel 70% dei casi il sesso femminile, la prevalenza negli USA è di 4.2 su 1000 adulti, con 836.000-2,5 milioni di americani che ne soffrono, in Italia si calcolano 200-300.000 casi, si stimano 17 milioni di persone in tutto il mondo (1,2,3,4,5,6,7,8). Il Dipartimento di Salute e Servizi Umani (HHS), il National Institutes of Health, l’Agenzia per la Sanità e la ricerca per la qualità, i Centri per il controllo e la prevenzione, la Food and Drug Administration malattia e la Social Securty Administration, hanno chiesto di convocare un comitato di esperti per esaminare la base concreta della CFS/ME, così da ridefinire la malattia; nel contempo la Commissione ha proposto nuovi criteri diagnostici, per facilitare la diagnosi tempestiva e la cura e migliorare la comprensione tra gli operatori sanitari e il pubblico (9). 

 Negli ultimi anni le ipotesi etiopatogenetiche si sono concentrate soprattutto nel ruolo degli agenti infettivi, sull'attivazione immunitaria cronica, sul ruolo dei fenomeni allergici e sulle anomalie a carico del sistema nervoso, senza tralasciare aspetti genetici e costituzionali, ma attualmente nessuna prova convincente è stata data, tanto da pensare ad una sindrome clinica multietiologica e multifattoriale. Ne viene che ad oggi non esiste un approccio terapeutico specifico, così che gli studi compiuti hanno portato a proporre delle modifiche dello stile di vita, l'esercizio fisico graduale, una terapia cognitivo-comportamentale, la terapia immunologica, l'idrocortisone, gli antidepressivi, ecc.  (10,11,12,13,14,15).   Come è noto la maggioranza dei Pazienti parlano di un inizio acuto dei sintomi dopo una malattia infettiva e, in effetti, si è pensato che la CFS possa essere dovuta anche a una malattia virale. E' riconosciuto un ruolo ai fenomeni allergici, infatti, spesso, la CFS è stata associata con le malattie allergiche. Questi due momenti patogenetici, presenti anche in tutti i Pazienti da noi seguiti, indurrebbero, con diversi meccanismi, una attivazione immunitaria cronica, in qualche modo responsabile della sindrome, anche se bisogna ricordare che sono state esplorate un gran numero di ipotesi somatiche e psicosociali (16,17,18). Vengono pure invocate delle anomalie del sistema nervoso centrale, localizzate a livello della sostanza bianca sottocorticale, della corona radiata e del centro semiovale, che migliorerebbero nelle fasi di remissione (19,20). L'etiologia viene considerata da molti come multifattoriale e grandi sforzi sono stati compiuti dai ricercatori e dai clinici per identificare i fattori predisponenti, quelli precipitanti e perpetuanti. Nessuna delle ipotesi fisiopatologiche ha retto ad una precisa conferma, ricordiamo tra i meccanismi biologici: le alterazioni del sistema nervoso centrale, le alterazioni del sistema immune, le alterazioni neuro-endocrine, le alterazioni della secrezione delle citochine e della funzionalità dei T linfociti (20,21). Anche nei Pazienti da noi seguiti, nell'anamnesi patologica remota e/o in quella prossima, risulta che avevano sofferto di ”asma bronchiale allergica” e di “mononucleosi infettiva” (2,22,23).

Le recenti acquisizioni circa la nuova ipotesi di un collegamento del retrovirus XMRV con la CFS, attraverso uno specifico difetto del sistema immunitario, che ridurrebbe la capacità di combattere le infezioni virali, si concretizzerebbe nella possibilità di attivare così tanti differenti virus, come il virus Epstein-Barr, che poi scatenerebbero, con una attivazione immunitaria cronica, la malattia in questione (8). Nell'attribuire alla CSF una etiologia virale, la responsabilità maggiore la si farebbe ricadere, appunto, sugli Herpes virus, elettivamente su quello di Epstein-Barr (agente etiologico della mononucleosi infettiva) (21,22,23,24). Nell'eventualità che questo meccanismo infettivo iniziale, possa essere in qualche modo implicato, potrebbe essere razionale l'uso, anche protratto nel tempo, di una terapia con alte dosi di immunoglobuline endovena (IVIG). Nella nostra esperienza, il trattamento con alte dosi di IVIG ha permesso il recupero delle funzioni psico-fisiche, in una paziente con diagnosi di CFS, che non aveva risposto a diverse terapie farmacologiche e comportamentali (25). Comunque, ad oggi, non esiste un trattamento standard efficace e la strategia terapeutica prevede la combinazione di una terapia farmacologica e comportamentale. Ecco perché abbiamo privilegiato questa linea, in attesa degli studi che si stanno concentrando su nuovi immunomodulatori, che normalizzerebbero gli enzimi Rnase, che in molti pazienti affetti da CSF sembrano alterati, proprio per il coinvolgimento dei retrovirus (26). La ricerca si è concentrata, recentemente su molti preparati, in particolare, anche sull’Ampligen, che è un modificatore della risposta biologica, precisamente e' l'acido ribonucleico a doppia elica, "mismatched" cioe' spaiato, che esercita attivita' tra di loro correlate: attivita' immunomodulatoria, attivita' antivirale contro virus sia RNA, che DNA e attività antitumorale. L'Ampligen regola l'espressione e l'azione di varie citochine, tra le quali l'interferone, l'interleuchina e il tumor necrosis factor ed altri componenti del sistema immunitario quali macrofagi, linfociti natural killers, linfociti T e B. Inoltre l'Ampligen interviene direttamente nell'attivazione antivirale e immunitaria modulando specifici enzimi importanti per questi processi. Per queste attivita' biologiche l'Ampligen e' stato

testato in diversi studi su pazienti con CFS, dimostrando attraverso test obbiettivi ed analisi statistiche la propria attivita'. In tutti i trials nei quali e' stato testato, l'Ampligen e' stato molto ben tollerato e non si sono evidenziati effetti collaterali importanti. L’Ampligen è stato già valutato sia in USA dalla Food and Drug Administration che in Europa dall’EMEA, entrambe le Agenzie hanno richiesto ulteriori indagini scientifiche per l’approvazione dell’Ampligen, che attualmente sono in atto (5,9). 

 

Bibliography

 

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